By Giustiniano La Vecchia

Nella nuova economia e basata sulla conoscenza e sul networking, la capacità di parlare e pensare insieme, è una fonte di vantaggio competitivo e di efficacia organizzativa. Questo è dovuto al fatto che il genere umano crea, perfeziona e condivide conoscenza attraverso il dialogo. In un mondo in cui la tecnologia ha portato all’erosione dei tradizionali livelli gerarchici e in cui aziende che erano precedentemente concorrenti (come Exxon e Mobil), contemplano di andare a nozze, il collante che tiene insieme le cose non è più “dire” ma bensì “conversare”.

Il termine “dialogo” origina dal Greco e significa il “flusso di significati”. L’essenza del dialogo è nella domanda che fa emergere idee, percezioni e comprensione, che le persone non hanno ancora. Di norma non succede così: normalmente arriviamo preparati adeguatamente ad una conversazione importante. Per molti di noi è un fatto comune, quello di “non aver sorprese” durante nostre riunioni. Tuttavia, questa è l’antitesi del dialogo. Il dialogo esiste nel momento in cui vengono esplorate le situazioni di incertezza rispetto alle quali nessuno ha delle risposte. In questo modo, si inizia a pensare insieme e non semplicemente a manifestare dei vecchi pensieri. Nel dialogo, le persone imparano ad utilizzare le energie della diversità per sviluppare la loro saggezza collettiva.

Il Dialogo può essere contrapposto a “discussione”, una parola le cui radici significano “rottura”. Le discussioni, sono conversazioni in cui le persone difendono e mantengono le loro differenze. La speranza è che la lotta di opinioni illumini dei percorsi produttivi per generare azione e comprensione. Nella pratica, tuttavia, la discussione sovente regredisce fino a diventare un dibattito rigido in cui le persone si percepiscono come opinioni da accogliere o rifiutare e non come partner di una relazione vivente e vitale. Questi scambi si manifestano come un insieme di strade a senso unico e i risultati finali sono sovente ciò che le persone non auspicavano; discussioni polarizzate in cui le persone trattengono informazioni vitali e precludono opzioni creative.

Seppure potrebbe avere un senso avere un dialogo che si rifà al nostro repertorio, può sembrare sia illusorio che antiquato. Al tempo stesso, rimane il fatto che ogni sforzo strategico ed organizzativo necessita ad un certo punto, che le persone si siedano e parlino insieme. Infine, nulla può sostituire il contatto interpersonale. Sfortunatamente, molti dei nostri discorsi rinforzano i problemi che cerchiamo di risolvere. Ciò di cui c’è bisogno, è un nuovo approccio alla conversazione, una modalità che dia la possibilità ai manager di far emergere i talenti collettivi e la saggezza inutilizzata.

La “Leadership Dialogica” è il termine che viene assegnato a un modo di esprimere la Leadership, che con assiduità, svela, attraverso la conversazione, il potenziale creativo nascosto in ogni situazione. Vi sono 4 distinte abilità a supporto di questo processo: l’abilità di

1. Suscitare l’opinione sincera delle persone

2. Ascoltare profondamente

3. Rispettare e dare credibilità legittima ai punti di vista degli altri

4. Ampliare la prospettiva e la consapevolezza

In altre parole, il Leader Dialogico è equilibrato e stimola equilibrio, perché riesce ad esprimere tutte quattro le abilità ed è in grado di attivarle negli altri.