Il Comitato che si occupa di vagliare le norme europee presso il Parlamento britannico ha reso noto l'11 marzo 2013, di aver necessità di approfondire ancora la proposta di direttiva sulla parità di genere proposta dalla Vice-Presidente UE V. Reding.

L'excursus storico del Comitato presso il Parlamento britannico

La proposta era stata approvata il 12 dicembre 2012 dal Comitato britannico con una apposita relazione nella quale si rimarcava che lo scopo della proposta di direttiva era quello di aumentare il numero di donne rappresentate negli organi di amministrazione delle società quotate in borsa per almeno un terzo sul totale dei componenti, o il 40% di amministratori non esecutivi, entro il 2020.

La Commissione europea ritiene infatti che sia improbabile il raggiungimento di un equilibrio di genere se non si adotterà tale direttiva.

uguaglianza fra sessi

Il Governo britannico temeva invece che la norma potesse ledere alcune iniziative di business locali e rilevava che vi fossero molto donne inglesi contrarie al concetto di quota.

Le stime del Comitato britannico prevedono circa 950 aziende del Regno Unito rientranti nell'ambito di applicazione del progetto di direttiva (anche se alcune potrebbero rientrare nell'esonero normativo).

Il Comitato pertanto, temendo ostacoli strutturali, legali e culturali, aveva già richiesto al Parlamento britannico di inviare un parere motivato alle alle istituzioni dell'Unione europea con le sostanziali seguenti conclusioni:

1) si è giunti troppo celermente alla conclusione che gli Stati membri non fossero disposti ad agire individualmente, o che le misure introdotte a livello nazionale sarebbe risultate inefficaci;

2) l'impostazione della Commissione UE di necessità della norma al fine di migliorare la corporate governance e le prestazioni ad avviso del Comitato rafforzerebbero la tesi di cui al precedente punto 1);
3) gli ostacoli previsti dalla Commissione UE pur teoricamente possibili, non giustificano il ruolo della Commissione stessa nel volere conciliare “approcci nazionali divergenti” da parte degli stati membri sul tema;

4) non sono state forniti motivi sufficienti per dimostrare che il progetto di direttiva fosse l'unico modo, o perlomeno il migliore, ai fini dell'incremento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro, in linea con la strategia Europa 2020.
Il parere motivato era stato così approvato dalla Camera il 7 gennaio 2013 mentre il Comitato aveva richiesto al governo britannico un monitoraggio sui dati espressi dalla Commissione UE.

Con una apposita comunicazione (lettera del 14 febbraio 2013) il Ministro per i rapporti di lavoro e la politica dei consumatori e Ministro per le donne e le uguaglianze (Jo Swinson) ha rimarcato che la previsione della Commissione europea per la quale il 17% delle società britanniche quotate dovrebbero ricadere nella proposta di direttiva, si basa su di una estrapolazione relativa al periodo 2003- 2020 che applica una progressione lineare all'aumento del numero di donne negli organi di amministrazione, mentre secondo la ricerca di “Cranfield School of Management” tenendo fermo l'attuale ritmo di cambiamento nella crescita del genere femminile in tali organi, il trend potrebbe facilmente raggiungere il 27% delle donne nelle società quotate appartenenti al FTSE 100 entro il 2015 e del 37% entro il 2020.

Il Ministro britannico pertanto ha ritenuto che “le misure prescrittive, come quote o altri obiettivi vincolanti, possano creare un ambiente condiscendente tra i colleghi maschi, che possono percepire “concessioni”. Ciò potrebbe correre il rischio molto reale di minare le donne ed il loro contributo ai livelli più alti della nostra economia " pertanto ha aggiunto "cercheremo di lavorare con la Commissione e gli altri Stati membri a garantire che il nostro obiettivo di vedere più donne che raggiungano i consigli di amministrazione delle società britanniche proceda in un modo che si adatti alla nostra cultura aziendale nel Regno Unito."

Conclusioni del Comitato

Il Comitato britannico pertanto alla luce di quanto riportato dal Ministro, ha invitato a chiedere ulteriori delucidazioni sul concetto di PMI ed il relativo ambito applicativo della proposta di direttiva, concludendo che la proposta di direttiva rimane al vaglio in attesa di ulteriori chiarimenti in merito.

La Commissione Europea ha stimato che senza applicazione della direttiva la parità di genere potrebbe essere garantita in non meno di quarant'anni. Cosa ne pensate?