E’ stata approvata il 25 novembre 2014 la norma che prevede la presenza del 30% del genere femminile nei Consigli di Amministrazione e di Sorveglianza e nelle maggiori società tedesche. La norma dovrebbe essere applicabile a partire dal mese di dicembre 2014 (è stato emanata un’apposita dichiarazione governativa). Si prevede il loro inserimento in almeno 108 società quotate in borsa in Germania a partire dal 2016.

Donne che giocano al golf

La norma è applicabile alle società quotate in borsa  mentre per le società di medie dimensioni non vi è una quota definita a priori per l’inserimento del genere femminile nelle posizioni dirigenziali e nei Consigli di Sorveglianza.

Attualmente le posizioni apicali dirigenziali in Germania sono occupate mediamente all’80% dal genere maschile (solo il 7% appartiene al genere femminile nelle società quotate più importanti). La situazione è migliore nelle società a controllo pubblico: negli ultimi tre anni il trend è salito dal 10% al 18,9% di presenza rosa nei consigli di sorveglianza. La norma è portata avanti dai partiti della Cancelliere Angela Merkel e criticata anche da altri partiti che non desiderano l’introduzione delle quote di genere.

Una grande resistenza è stata presentata dalle società tedesche del settore automobilistico: Volkswagen, BMW, Daimler e Opel hanno previsto di effettuare la produzione fuori Germania nel caso di obbligo di inserimento del genere femminile in posizione apicale (dimenticando che le donne influiscono notevolmente anche nella scelta dell’autovettura in generale per la famiglia). Deustche Telekom invece ha accolto favorevolmente la proposta dichiarando che nel 2015 prevedono di raggiungere già l’obiettivo del 30%. Dunque ancora ampio è il dibattito in territorio tedesco.

Va ricordato che le quote di genere sono state introdotte primariamente in Norvegia (nel 2003 con il 40% rosa nei consigli delle società pubbliche).  Molti paesi europei (Francia, Spagna, Paesi Bassi, Italia, ecc.) hanno introdotto normative similari ed anche la Svezia ora desidera introdurre le quote di genere entro i prossimi due anni qualora le società non si attivino ad introdurle spontaneamente.

E’ un processo educativo che, come tutte le imposizioni, non dovrebbe avere una ragione d’esistere, in quanto non vi dovrebbero essere distinzioni di sorta tra generi ma solo tra persone di merito. Ci auguriamo che questa “forzosità” sia limitata nel tempo e produca gli effetti davvero sperati di introdurre nuove “persone” capaci e valide anche per migliorare il quadro micro e macro economico europeo.